Emanuela – Sulla Fame Non si specula http://sullafamenonsispecula.org Informati e Partecipa Thu, 04 Apr 2019 10:26:42 +0000 en-US hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.1.3 Petrolio: prezzi bassi, perché? http://sullafamenonsispecula.org/petrolio-prezzi-bassi-perche/ http://sullafamenonsispecula.org/petrolio-prezzi-bassi-perche/#respond Fri, 12 Feb 2016 13:11:53 +0000 http://sullafamenonsispecula.org/?p=852 Mario Draghi ha recentemente smosso le acque torbide della finanza affermando che «ci sono forze nell’economia globale di oggi che concorrono a mantenere bassa l’inflazione». ...

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Mario Draghi ha recentemente smosso le acque torbide della finanza affermando che «ci sono forze nell’economia globale di oggi che concorrono a mantenere bassa l’inflazione». E’ la sua seconda dichiarazione di grande impatto politico ed economico. La prima fu nel luglio 2012 quando disse «faremo tutto quello che è necessario» per difendere l’euro dagli attacchi speculativi internazionali. In entrambi i casi è chiaro che non si riferisce a giochi interni all’Europa ma a forze politiche di oltreoceano.

Riteniamo che sulla questione del crollo dei prezzi delle commodity ed in particolare di quello del petrolio sia doveroso fare qualche approfondimento. Innanzitutto il prezzo del petrolio è stato più volte, per non dire sempre, oggetto sia di grandi operazioni speculative che di interventi e decisioni di interesse squisitamente geopolitico.

In quest’ottica va letto l’andamento del prezzo del petrolio. Si ricordi che fino alla metà del 2004 si aggirava intorno ai 40 dollari al barile. Nel 2006 salì a 70 dollari, a luglio del 2008 raggiunse i 145 dollari. A fine 2008 precipitò a 30 dollari, per poi risalire a 110 nel 2011. Dal 2014 il prezzo è sceso fino ai circa 30 dollari attuali.

In generale i prezzi riflettono una situazione di deflazione a seguito della globale recessione economica con la generale riduzione delle produzioni e dei commerci.  Ma è altrettanto vero però che un tale ‘ottovolante’ non può rappresentare l’andamento reale della domanda e dell’offerta!

Dal 2014, oltre alla speculazione, si è attivata una vasta e pericolosa strategia geopolitica, guidata dell’Arabia Saudita ed avallata dagli Usa, tesa a far precipitare il prezzo del petrolio, aumentandone la produzione, per indebolire l’Iran e la Russia.

Le dinamiche dei prezzi del petrolio e delle altre materie prime sono anche collegate al ‘male profondo’ dell’economia mondiale che si chiama ‘bolla del debito’.

Il crollo dei prezzi si è accompagnato ad un alto indebitamento delle imprese leader nel settore delle commodity, del petrolio in particolare. Si considerino le imprese americane del settore dello ‘shale gas’ e le varie corporation petrolifere dei Paesi emergenti, che hanno largamente attinto risorse finanziarie sia dal settore bancario che sul mercato obbligazionario. I dati parlano chiaro.

Le imprese impegnate nei settori del petrolio e del gas che nel 2006 avevano sottoscritto prestiti bancari per 600 miliardi di dollari, nel 2014 ne contavano ben 1.600 miliardi. Un aumento del 13% annuo. Le stesse imprese, spesso attraverso l’utilizzo di filiali offshore, hanno fortemente aumentato anche le loro emissioni di obbligazioni, passando dai 455 miliardi nel 2006 ai 1.400 miliardi di bond nel 2014. Un aumento annuo del 15%.

L’emissione di obbligazioni nel periodo indicato è aumentata del 13% in Russia, del 25% in Brasile e del 31% in Cina. E’ appena il caso di ricordare che in questo lasso di tempo le imprese petrolifere dei Paesi emergenti hanno contribuito con grandi dividendi ai bilanci dei rispettivi governi. Perciò la drastica caduta dei prezzi sta mandando in crisi anche i budget pubblici di molti Paesi.

L’attuale basso prezzo del petrolio sta generando una serie di conseguenze. In primo luogo, essendo i titoli azionari e obbligazionari delle imprese petrolifere collegati al prezzo del petrolio, i loro valori di mercato ne stanno inevitabilmente risentendo. Inoltre con la diminuzione dei profitti è cresciuto il rischio dei dissesti e dei fallimenti oltre che il costo degli eventuali finanziamenti richiesti. Ad esempio, il tasso di interesse di un’obbligazione petrolifera che era di 330 punti nel giugno 2014 oggi è salita a 1.600 punti. Aumenti simili si sono registrati anche per i credit default swap, quei derivati sottoscritti per garantirsi contro le variazioni dei tassi di interesse.

Una seconda inevitabile conseguenza è la progressiva mancanza di liquidità per le imprese petrolifere coinvolte. Per farvi fronte inizialmente si aumenta la produzione con l’intento di mantenere un flusso di cassa attivo, ma spesso si è costretti a una riduzione degli investimenti o alla dismissione di parte del patrimonio dell’azienda.

Una terza conseguenza, la più rischiosa, si manifesta nella tendenza ad aumentare la vendita di ‘future’ petroliferi e di acquisti di derivati ‘put option’ come garanzie sull’andamento dei prezzi. Di fatto ogni aumento dei ‘future’ petroliferi tende a saturare ulteriormente il mercato contribuendo alla discesa del prezzo del petrolio. In una fase di caduta del prezzo, la speculazione gioca al ribasso: si vende, sulla carta, a 100 oggi per ricomprare domani a 90. Il contrario di quanto succedeva nei periodi di crescita  del prezzo quando si comprava un derivato a 100 per venderlo a 110 alla scadenza, partecipando così all’esplosione dei prezzi.

E’ un meccanismo perverso della finanza, del debito e della speculazione. Non si possono immaginare soluzioni efficaci alle gravi distorsioni del sistema senza rivederne l’architettura.

Tale urgenza, secondo noi, non è più eludibile in quanto irresponsabilmente si ripropongono vecchie tesi di geopolitica che vedono solo nella guerra o in una grande e diffusa destabilizzazione ‘l’occasione’ per determinare l’aumento del prezzo del petrolio e delle altre commodity.

di Mario Lettieri e Paolo Raimondi – Articolo da Italia Oggi

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Ad Expo arriva la Carta di Trento per una nuova cooperazione http://sullafamenonsispecula.org/ad-expo-arriva-la-carta-di-trento-per-una-nuova-cooperazione/ http://sullafamenonsispecula.org/ad-expo-arriva-la-carta-di-trento-per-una-nuova-cooperazione/#respond Thu, 29 Oct 2015 08:29:02 +0000 http://sullafamenonsispecula.org/?p=848 Venerdì 30 ottobre sarà presentata in Expo, presso Cascina Triulza, la Carta di Trento per una migliore cooperazione. Un documento che affronta temi di scottante ...

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Venerdì 30 ottobre sarà presentata in Expo, presso Cascina Triulza, la Carta di Trento per una migliore cooperazione. Un documento che affronta temi di scottante attualità che riguardano l’alimentazione come il land grabbing, ovvero la corsa all’accaparramento delle terre in Africa e in Asia da parte di investitori esteri, la necessità di una riforma della finanza per tutelare il cibo dalla speculazione, l’agroecologia come via alternativa per incrementare la produzione nel rispetto dell’ambiente e delle comunità locali.

La Carta è l’esito di un percorso partecipato che ha coinvolto direttamente 25 organizzazioni non governative, avviato nel 2008 a Trento all’interno delle iniziative della World Social Agenda, un progetto di Fondazione Fontana onlus con il contributo della Provincia autonoma di Trento.

“Esiste già la Carta di Milano, che senso ha presentare ad Expo la Carta di Trento?” afferma Pierino Martinelli, direttore della Fondazione Fontana di Trento. “Può essere facile collegare i due documenti che però sono molto diversi per genesi, approccio e destinatari. La Carta di Trento rinasce ogni anno – da otto anni – con un processo partecipativo che cerca e stimola il dialogo fra le organizzazioni non governative e gli altri attori della Cooperazione Internazionale per individuare, partendo dalla esperienza sul campo, buone e cattive pratiche, lezioni apprese ed esperienze dirette su come la Cooperazione può influenzare il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio e dei nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile appena approvati dalla comunità internazionale”.

La struttura della Carta di Trento segue quella degli otto Obiettivi di sviluppo del millennio, fissati nel 2000 da 191 Paesi. Parla quindi di lotta alla fame, istruzione, accesso alla cure sanitarie, pari opportunità. Ma lo fa a partire dai progetti messi in atto sul campo nei Paesi a economia fragile, dall’esperienza accumulata dalle organizzazioni non governative che hanno sentito la necessità a un certo punto di fare sintesi e di estrarre un pensiero dal proprio agire. L’obiettivo è migliorare la cooperazione internazionale, fermarsi a riflettere in base all’esperienza fatta per elaborare nuove strategie, che tengano conto degli errori commessi e dei successi ottenuti.

“L’approccio della Carta è intrinsecamente sociale, anche nel linguaggio non si rivolge all’individuo, ma al gruppo, alla rete di soggetti, alla pluralità” continua Martinelli. “E non ha paura di indicare non solo dei rimedi possibili alla fame, ma individua le cause di questa vergognosa diseguaglianza e critica il modello di sviluppo che la genera, puntando il dito sull’accaparramento delle terre, dell’acqua, delle sementi, sulla speculazione finanziaria sul cibo, sulle conseguenze del degrado climatico generato da una certa idea di agricoltura industriale, provando a proporre delle piste di soluzione”.

“La Carta di Trento è il risultato di un percorso che ha guardato con occhio critico, e dall’interno, il mondo della cooperazione internazionale” afferma Sara Ferrari, assessora alla cooperazione internazionale della Provincia autonoma di Trento. “Con un’ottica costruttiva la Carta indica un approccio ai grandi problemi del mondo che non nasconde le criticità ma che, basandosi sull’esperienza sul campo, indica le strategie migliori e le buone pratiche da seguire. Il ritorno in termini di etica, valori, apertura, solidarietà, senso del bene comune sono il frutto positivo della buona cooperazione”.

 

Sfoglia online la Carta di Trento

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Stop Gambling on Hunger! http://sullafamenonsispecula.org/stop-gambling-on-hunger/ http://sullafamenonsispecula.org/stop-gambling-on-hunger/#respond Fri, 04 Apr 2014 08:55:58 +0000 http://t-l.it/foodspeculation/?p=516 The post Stop Gambling on Hunger! appeared first on Sulla Fame Non si specula.

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La Svizzera contro la speculazione finanziaria sugli alimenti http://sullafamenonsispecula.org/507/ http://sullafamenonsispecula.org/507/#respond Thu, 27 Mar 2014 15:04:16 +0000 http://t-l.it/foodspeculation/?p=507 “Quando abbiamo cominciato la raccolta delle firme nessuno pensava che ce l’avremmo fatta, invece l’abbiamo conclusa oltre sei mesi in anticipo”. Filippo Rivola, vice segreatario dei giovani ...

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“Quando abbiamo cominciato la raccolta delle firme nessuno pensava che ce l’avremmo fatta, invece l’abbiamo conclusa oltre sei mesi in anticipo”. Filippo Rivola, vice segreatario dei giovani socialisti svizzeri non nasconde la sua soddisfazione: 130 mila persone in meno di un anno hanno firmato un’iniziativa di legge popolare che vuole impedire la speculazione finanziaria sui beni alimentari.

Il 24 marzo scorso hanno consegnato alla Cancelleria federale le 117’000 firme, già convalidate, a sostegno della loro iniziativa “Contro la speculazione sulle derrate alimentari”.

Il testo prevede che gli investitori  (banche, asssicurazioni, fondi pensione ecc) con sede, o domicilio nella confederazione elvetica “non possono investire né per proprio conto o per conto dei clienti, né direttamente o indirettamente, in strumenti finanziari che concernono materie prime agricole e derrate alimentari”. Salvi, invece, i contratti stipulati dagli operatori del settore, da chi in altre parole, acquista o vende davvero grano, soia o zucchero e ricorre ai derivati e future soltanto come una forma di tutela. La ragione per cui sono stati creati.

La crisi dei prezzi alimentari del 2007-2008 ha acceso i riflettori sul ruolo della finanza nelle fluttuazioni del valore delle materie prime agricole. Secondo un rapporto dell’ong britannica World Development Movement (Wmd ) gli speculatori finanziari controllano ormai il 60 per cento del mercato delle materie prime (a metà anni Novanta appena il 12 per cento). Questa massiccia presenza di “non addetti ai lavori”, ovvero di banche e fondi d’investimento, che non sono interessati a scambiare fisicamente sacchi di grano o mais, contribuisce ad aumentare i prezzi delle materie prime, e soprattutto la loro volatilità. A scapito soprattutto dei paesi poveri e fortemente dipendenti dalle importazioni di prodotti alimentari. L’eccessivo aumento del prezzo del pane, del riso e del mais, furono all’origine di molte rivolte nel 2008, e qualcuno sostiene anche una delle scintille delle primavere arabe.

Le scommesse sui beni alimentari possono risultare piuttosto redditizie. Nel 2012 la sola banca inglese Barclays avrebbe incassato 278 milioni di sterline (oltre 329,5 milioni di euro) scommettendo sui beni alimentari. Ma come conseguenza del periodo di massimo aumento dei prezzi, (+80 per cento nel 2008) il numero degli affamati nel mondo è cresciuto di almeno 44 milioni. Per questo ong come Wdm, Friends of the earth , Solidar Suisse , Uniterre , Swissaid e campagne come Sulla fame non si specula o Stop gambling on hunger si battono affinché vengano posti dei limiti alla speculazione della finanza sulle materie prime. Grazie alla pressione alcune banche come la stessa Barclays e Deutsche Bank hanno deciso di fare un passo indietro, abbandonando le operazioni finanziarie sulle commodities agricole. Un settore che in Svizzera vale, secondo un calcolo Reuters, circa 20 miliardi di dollari, 14,7 miliardi di euro.

Le prossime mosse spettano al governo di Berna e al parlamento elvetico che hanno facoltà di fare controproposte rispetto al testo dell’iniziativa di legge popolare. Difficile credere che il referendum sull’iniziativa consegnerà facilmente la vittoria a chi vuole fermare la speculazione, tuttavia “noi siamo fiduciosi, la velocità con cui abbiamo raccolto le firme è un buon segnale” afferma  Rivola, che aggiunge, “la proposta impegna anche la Svizzera ad attivarsi in campo internazionale per frenare l’intervento della finanza nel settore dei beni alimentari”. Riusciranno gli svizzeri laddove anche il G20 ha fallito?

di Franca Roiatti  (fonte: Panorama)

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Svizzera: depositate 117mila firme anti-speculazione sul cibo http://sullafamenonsispecula.org/svizzera-depositate-117mila-firme-anti-speculazione-sul-cibo/ http://sullafamenonsispecula.org/svizzera-depositate-117mila-firme-anti-speculazione-sul-cibo/#respond Wed, 26 Mar 2014 17:03:27 +0000 http://t-l.it/foodspeculation/?p=503 I cittadini svizzeri saranno chiamati a esprimersi sulle regole per impedire la speculazione finanziaria sui beni alimentari. Membri di Gioventù socialista hanno consegnato alla Cancelleria ...

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I cittadini svizzeri saranno chiamati a esprimersi sulle regole per impedire la speculazione finanziaria sui beni alimentari. Membri di Gioventù socialista hanno consegnato alla Cancelleria federale le 117’000 firme, già convalidate, a sostegno della loro iniziativa “Contro la speculazione sulle derrate alimentari”.

Il testo, sul quale la popolazione sarà verosimilmente chiamata ad esprimersi, è considerato dai sostenitori un passo importante nella lotta contro un’economia al servizio dei mercati finanziari.

I promotori, sostenuti da sinistra ed ecologisti, nonché da diverse organizzazioni umanitarie, chiedono di proibire ogni investimento in strumenti finanziari legati a materie prime agricole o a derrate.

Il divieto concernerebbe attori finanziari, come banche, gestori di capitali o assicuratori sociali, con sede in Svizzera. Le autorità dovrebbero inoltre impegnarsi, anche sul piano internazionale, contro la speculazione.

In proposito, si fa notare che la piazza finanziaria elvetica svolge un ruolo centrale in quest’ambito, essendo sede di numerosi gruppi che trattano materie prime.

(fonte: TV Svizzera)

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“Cibo per tutti”: buon sapore di pace e diritti http://sullafamenonsispecula.org/cibo-per-tutti-buon-sapore-di-pace-e-diritti/ http://sullafamenonsispecula.org/cibo-per-tutti-buon-sapore-di-pace-e-diritti/#respond Mon, 24 Mar 2014 12:49:20 +0000 http://t-l.it/foodspeculation/?p=476 Caritas lancia una campagna in vista di Expo 2015. Temi: cibo, finanza e pace. La Caritas lancia la campagna nazionale “Una sola famiglia umana. Cibo ...

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Caritas lancia una campagna in vista di Expo 2015. Temi: cibo, finanza e pace.

La Caritas lancia la campagna nazionale “Una sola famiglia umana. Cibo giusto per tutti: è compito nostro” e chiede più impegno da parte di tutti perché ognuno abbia il cibo necessario. Al tempo stesso, però, manda anche un messaggio forte al nuovo governo, perché metta la lotta alla povertà a primi posti nel suo programma d’azione.

Per don Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana il tema del diritto al cibo deve essere rimesso al centro dell’azione politica, attraverso un continuo dibattito tra società civile, associazioni e istituzioni. Soddu ricorda anche che la Caritas ha già presentato un Piano nazionale contro la povertà, «tema che oggi più che mai colpisce le nostre città».

«Chiediamo al governo un impegno maggiore sul tema della povertà, soprattutto in relazione agli sprechi di capitali», dice Soddu, che fa riferimento esplicito alle spese previste per i nuovi aerei da combattimento: «Spesso questi capitali sono utilizzati a favore di strumenti che invece di occuparsi della vita determinano la morte, come gli F35. Questo è un tema che tutti gli ultimi governi hanno dribblato, ma ora questo esecutivo deve uscire allo scoperto».

Ma oltre al governo Renzi, Soddu guarda con attenzione anche all’appuntamento dell’Expo 2015, che si svolgerà a Milano e avrà come tema la sostenibilità ambientale. «Durante questo importante appuntamento sarà importante mostrare l’interconnessione che c’è tra il progresso umano e i suoi limiti – spiega – in particolare per quanto riguarda l’accesso alle risorse».

La campagna di Caritas italiana si articolerà su tre filoni: cibo, finanza e pace. Per quanto riguarda il primo punto si porrà l’attenzione sul tema analizzando, in particolare, gli elementi di squilibrio globale. «Si tratta di una situazione che ha le sue radici in scelte politiche ed economiche dannose, responsabili di dinamiche di produzione, distribuzione, e sistemi di commercio internazionale sconsiderati segnate da gravi squilibri – sottolinea Caritas -. È necessario invece sviluppare nuovi modelli, in grado di garantire il diritto al cibo, favorendo il protagonismo dei gruppi più svantaggiati, puntando su sistemi di produzione basati sulla valorizzazione del territorio e sul legame tra produzione agricola e gestione degli ecosistemi».

Il tema della finanza invece verrà affrontato sottolineando come essa sia una delle cause principali dell’attuale crisi internazionale. «Poche grandi banche, a livello mondiale, concentrano nelle proprie mani un enorme potere finanziario, intrecciando le attività tradizionali di deposito e credito, con operazioni d’investimento, soprattutto di carattere finanziario rischioso e speculativo a livello globale, tali che un loro fallimento genererebbe effetti disastrosi: sia direttamente per i dipendenti e i risparmiatori, che indirettamente per il sistema delle imprese, i lavoratori e per tutti i cittadini – si legge nel documento presentato per l’occasione dalla Caritas -. Questa dinamica è il frutto di relazioni finanziarie squilibrate e di un sistema di regole mal funzionante, che ha favorito comportamenti speculativi e finalizzati al guadagno di pochi nel breve periodo, a danno di molti, generando dinamiche e rischi sistemici che colpiscono tutti i paesi del mondo. Tutto questo colpisce i paesi del Sud del mondo in modo particolarmente severo, con la speculazione finanziaria i prezzi dei generi alimentari sono schizzati in alto generando le cosiddette guerre del pane e nuova fame».

Infine per quanto riguarda la pace si sottolinea come essa vada perseguita per risolvere il problema dell’accesso alle risorse. «Le cifre sproporzionate che nel mondo si impiegano per mettere a punto sistemi di arma sempre più sofisticati rappresentano un segnale di quanto sia necessario sviluppare un approccio di pace nella gestione delle risorse pubbliche – sottolinea Caritas – La costruzione di un mondo di pace è innanzitutto un mondo libero da violenza e sopraffazione, ma anche un mondo in cui ad ogni donna ed ogni uomo sia consentito vivere in piena dignità. È necessario quindi agire sull’insieme dei fattori, che limitano un percorso in questa direzione, promuovendo equità nella distribuzione delle risorse, democrazia, partecipazione politica, efficaci strutture di governo nazionale ed internazionale, e processi di disarmo globale significativi ed efficaci».

(fonte: Avvenire)

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Pop economix: un fumetto per capire la “crisi” http://sullafamenonsispecula.org/pop-economix-un-fumetto-per-capire-la-crisi/ http://sullafamenonsispecula.org/pop-economix-un-fumetto-per-capire-la-crisi/#respond Mon, 24 Mar 2014 12:42:08 +0000 http://t-l.it/foodspeculation/?p=473 Un progetto no profit nato nelle piazze, con un collettivo che porta in scena uno spettacolo per spiegare con linguaggio semplice i meccanismi della finanza ...

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Un progetto no profit nato nelle piazze, con un collettivo che porta in scena uno spettacolo per spiegare con linguaggio semplice i meccanismi della finanza e le sue conseguenze sulla vita quotidiana. E che oggi è diventato fumetto. Una lettura agile e democratica che potrebbe renderci cittadini più responsabili.

Bolle. Derivati. Austerity. Molte di queste parole sono entrate per causa di forza maggiore nel vocabolario quotidiano di noi, comuni cittadini, che della res pubblica subiamo decisioni e conseguenze. Ma se è vero che più o meno tutti, sebbene non addetti ai lavori, sapremmo orientarci per capire il senso di un discorso di natura finanziaria, è vero anche che tutti cadremmo inesorabilmente in fallo se ci chiedessero di spiegare cosa esattamente sia una bolla, appunto, o come il fallimento di Lehman Brothers abbia potuto trascinare con sé nel crollo l’intera economia del mondo occidentale. Così, l’arrivo di questo manualetto si accompagna a grandi aspettative: si chiama Pop Economix, e spiega la crisi a fumetti. Un mezzo semplice, veloce e molto pop, nel senso più autentico del termine. L’idea è dell’omonimo collettivo Pop Economy che dall’inizio del 2013 gira le piazze italiane (siamo a 100 date in 80 città per 15mila spettatori) per parlare di economia con un linguaggio accessibile a tutti. Un progetto non profit, aperto al contributo e al sostegno da parte di chi pensa che l’informazione sia presupposto di democrazia, libertà e giustizia, che da Live Show (di Alberto Pagliarino, Nadia Lambiase e Paolo Piacenza) è diventato magazine, e da magazine è diventato appunto graphic novel, pubblicata da Becco Giallo (160 pp, 16 euro) e disegnata da Davide Pascutti, Premio Albertarelli come Miglior nuovo autore 2011.

LEGGI ALCUNE TAVOLE DEL FUMETTO

“Disegnare Pop Economix non è stato particolarmente difficile, è scriverlo che mi è costato fatica e sudore”, racconta Pascutti, che ha seguito tappa per tappa il tour dello spettacolo per entrare nel vivo del tema, fare proprio l’approccio con cui Alberto Pagliarino, l’attore che porta in scena il testo, spiega al pubblico una storia che tutti conoscono ma pochi hanno compreso a fondo. “Tutto inizia con una bolla. Quanti tipi di bolla conoscete? Bolle di sapone, bolle di chewing gum, bolle nell’acqua quando è ora di buttare la pasta… ma la bolla finanziaria, cos’è?” Questo l’incipit del fumetto, e della triste storia che ne segue: la bolla scoppia, i titoli perdono fino al 78% del loro valore. Investitori e risparmiatori si ritrovano in mutande. Consumi e produzione calano drasticamente e nel marzo 2001 gli Stati Uniti entrano in recessione. È questione di tempo perché le conseguenze arrivino fino a noi. All’inizio le famiglie non se ne accorgono, i consumi calano poco. Poi le imprese restano senza soldi perché le banche non prestano più, e senza soldi non investono, non crescono e non pagano gli stipendi. Cominciano a tagliare, ridurre, licenziare. In quel momento la crisi della finanza diventa la crisi di tutta l’economia reale.

“Cerchiamo di rispondere alle domande dell’uomo della strada, alle nostre stesse perplessità”, spiega ancora l’autore: “da un lato rendiamo alcuni concetti accessibili a tutti, dall’altro li invitiamo ad approfondire”. Così, pagina dopo pagina, il protagonista del fumetto nei panni di un Virgilio Pop spiega come i titoli finanziari abbiamo fatto impazzire (e poi quasi scomparire) i mutui, come la Grecia abbia fatto “crack”, presenta i PIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna) e spiega le ragioni degli Indignados, analizza perché i responsabili della crisi non siano in prigione e nemmeno ci andranno (uno per uno, tutti e 15 i nomi dati dal New York Times con foto/ritratto segnaletico “perché se li incrociate per casa gli potete sempre sputare in un occhio”).  La realizzazione del volume dà valore aggiunto al tutto: le illustrazioni hanno licenza Creative Commons, quindi possono essere usate, riprodotte e condivise con citazione dei credit e senza fini di lucro, il fumetto è stato realizzato con Inkscape, software libero per il disegno vettoriale, e stampato su carta certificata FSC, da foreste gestite in maniera corretta e responsabile.

Mettiamola così: se i libri di testo delle scuole superiori potessero trovare nel fumetto la forza narrativa che anima questo libretto, i ragazzi divorerebbero in un pomeriggio anche i manuali delle materie più ostiche. Certo, dichiarare la necessità della presenza di Pop Economix su ogni comodino può sembrare eccessiva e sospetta lode alla pubblicazione e all’editore, ma a cosa serve il giornalismo se non a informare su modi e metodi per diventare cittadini più responsabili?

Visita il sito di Pop Economix per scoprire tutte le date degli spettacoli.

(fonte: Repubblica)

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Rivolte e prezzi dei beni alimentari, coincidenze impressionanti http://sullafamenonsispecula.org/rivolte-e-prezzi-dei-beni-alimentari-coincidenze-impressionanti/ http://sullafamenonsispecula.org/rivolte-e-prezzi-dei-beni-alimentari-coincidenze-impressionanti/#respond Mon, 24 Mar 2014 11:21:30 +0000 http://t-l.it/foodspeculation/?p=463 Sta accadendo in Ucraina, Thailandia, Venezuela. Nel 2008 è successo in Tunisia, Egitto, Messico. Certo, non è l’unico fattore. Ma l’aumento dei prezzi del cibo ...

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Sta accadendo in Ucraina, Thailandia, Venezuela. Nel 2008 è successo in Tunisia, Egitto, Messico. Certo, non è l’unico fattore. Ma l’aumento dei prezzi del cibo influenza la diffusione di rivolte in giro per il mondo. Episodi apparentemente slegati fra loro, che si svolgono in contesti completamente differenti, sembrano avere questo fattore in comune. Del resto è abbastanza ovvio che l’esasperazione sia difficile da contenere, nel momento in cui persino i beni alimentari, quelli della minima sussistenza, diventano pressoché inaccessibili.

C’è chi ha addirittura evidenziato un rapporto matematico fra l’aumento dell’Indice dei  prezzi dei beni di prima necessità (il Price Index della FAO) e lo scoppiare di rivolte in Paesi particolarmente vulnerabili e dipendenti dall’importazione di beni alimentari. Un anno fa il New England Complex Systems Institute aveva avvertito che se l’indice della FAO avesse superato un certo livello ci sarebbero state “rivolte del pane” in tutto ikl mondo, cosa che puntualmente è avvenuta. Secondo l’autore della ricerca, Yaneer Bar-Jam è sempre stato così: quando il Price Index della FAO ha superato il valore di 210, sono scoppiati tumulti in tutto il globo. E’ accaduto nel 2008 dopo la crisi della finanza che ha innescato la lunga crisi economica che i Paesi occidentali stanno ancora vivendo, ed è successo di nuovo nel 2011, quando i venditori di strada tunisini sono scesi in piazza perché non riuscivano più a portare a casa cibo sufficiente per le proprie famiglie.

Il grafico che sovrappone l’Indice globale dei prezzi dei beni alimentari della Fao e le rivolte in tutto il mondo, in effetti è impressionante. L’autore della ricerca ha fatto delle proiezioni che si sono puntualmente avverate, per una lunga lista di Paesi.

Qui il link dell’articolo completo.

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Cosa posso fare io? http://sullafamenonsispecula.org/cosa-posso-fare-io/ http://sullafamenonsispecula.org/cosa-posso-fare-io/#respond Fri, 21 Mar 2014 12:11:26 +0000 http://t-l.it/foodspeculation/?p=456 Cosa posso fare io singolo cittadino? aderire alla campagna QUI. E se vuoi, puoi lasciare anche il tuo messaggio. continuare a informarti, come primo passo ...

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Cosa posso fare io singolo cittadino?

  • aderire alla campagna QUI. E se vuoi, puoi lasciare anche il tuo messaggio.
  • continuare a informarti, come primo passo per diventare più consapevole
  • esercitarti a scoprire i derivati nei tuoi investimenti, diventando un risparmiatore/investitore responsabile.
  • chiedere al tuo comune trasparenza sulle sue operazioni finanziarie. Anche le amministrazioni pubbliche sottoscrivono titoli (e lo fanno anche con i tuoi soldi)
  • fai adottare alla tua città il Codice di condotta, chiedendo alla tua amministrazione di impegnarsi a non sottoscrivere titoli speculativi sui beni alimentari e di far parte degli enti locali che aderiscono alla campagna in vista di Expo 2015.
  • evita lo spreco di cibo. È banale, ma nei nostri Paesi occidentali si sprecano 222 milioni di tonnellate di beni alimentari l’anno, quasi quanto la produzione netta in Africa subsahariana (230 milioni di t.)

 

 

 

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Speculazione finanziaria: l’Ue prova a darsi regole http://sullafamenonsispecula.org/speculazione-finanziaria-lue-prova-a-darsi-regole-2/ http://sullafamenonsispecula.org/speculazione-finanziaria-lue-prova-a-darsi-regole-2/#respond Mon, 20 Jan 2014 14:43:29 +0000 http://sullafamenonsispecula.org/?p=398 L’Europa prova a darsi regole per frenare la speculazione finanziaria, soprattutto quella che riguarda i beni di prima necessità e alimentari. Ci sono voluti quasi ...

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L’Europa prova a darsi regole per frenare la speculazione finanziaria, soprattutto quella che riguarda i beni di prima necessità e alimentari. Ci sono voluti quasi tre anni di negoziati. Alla fine, nella notte del 14 gennaio a Strasburgo, i rappresentanti del Parlamento europeo, della Commissione europea e dei governi degli Stati membri hanno raggiunto l’accordo sulla riforma della direttiva MiFID, quella che stabilisce le regole per i prodotti finanziari scambiati in Europa. Un accordo giunto sul filo del rasoio, ormai alla vigilia della fine della legislatura europea.

L’obiettivo della riforma della direttiva MiFID è rendere più trasparenti i mercati finanziari e chiudere dei veri e propri ‘”buchi” nella regolazione dei mercati finanziari resi sempre più larghi dall’innovazione tecnologica e alle pratiche iperspeculative.

Sono almeno tre le novità essenziali introdotte dall’accordo. Innanzitutto una maggiore trasparenza: d’ora in poi le transazioni finanziarie potranno avvenire solo attraverso mercati regolamentati.

In secondo luogo, ed è l’aspetto che più riguarda le materie prime e i beni alimentari, verranno introdotti dei limiti di posizione: significa che un operatore finanziario non potrà mai avere in mano oltre una certa quota di titoli legati al mercato di una determinata materia prima; questo per evitare che possa influenzarne l’andamento a partire dai propri interessi, non necessariamente coincidenti con quelli degli altri. Questo varrà, oltre che per i prodotti alimentari, su quelli petroliferi, altro settore su cui si è concentratata spesso la speculazione (anche se l’accordo raggiunto stanotte prevede che per i prodotti petroliferi i limiti di posizione entrino in vigore solo nel 2016).

La terza importante novità è che il Mifid II prevede delle misure contro l’High Frequency Trading, cioè quei sistemi che oggi permettono agli operatori finanziari di comprare e vendere titoli attraverso sistemi automatizzati che ragionano per algoritmi matematici, compiendo anche migliaia di operazioni in un minuto, all’unico scopo di trarre il massimo profitto dagli scambi finanziari in modo speculativo.

“Per la prima volta in UE, agiremo per impedire la speculazione sui beni alimentari” ha detto la vicepresidente della Commissione per gli affari economici e monetari del Parlamento europeo (ECON) Arlene McCarthy. “Prezzi alti e volatili hanno un impatto devastante sui paesi poveri e dipendenti dal cibo”. “Abbiamo combattuto duramente, lavorando a stretto contatto con le ONG, così da assicurare la creazione di un sistema efficace di limiti da imporre agli operatori finanziari” ha proseguito la McCarthy. “Abbiamo raggiunto tutto questo nonostante l’opposizione del governo britannico e dei conservatori”.

Il raggiungimento dell’accordo in sede europea, osteggiato da diversi gruppi e frutto di lunghe negoziazini fra posizioni diversi, è anche il risultato di numerose inziative di informazione e di advocacy della società civile europea. In Italia a esprimere soddisfazione è stata la campagna Sulla fame non si specula, lanciata a Milano da un gruppo di cittadini e associazione che vede anche il sostegno di enti locali come il Comune di Milano e la Provincia autonoma di Trento.

Uno snodo decisivo dell’applicazione della riforma MiFID riguarderà proprio i limiti di posizione. L’accordo prevede che siano stabiliti a livello nazionale dai singoli paesi membri: l’efficacia di questa misura dipenderà quindi dalle scelte dei singoli governi dell’Unione europea in fase di attuazione della direttiva. “Essendo un aspetto decisivo, sarà fondamentale vigilare perché questi limiti siano reali e le misure efficaci. In Italia noi saremo presenti e faremo sentire la voce di cittadini e associazioni” afferma Giorgio Bernardelli, uno dei portavoci della campagna italiana.

A sollevare analoghe preoccupazioni sono state organizzazioni come Oxfam e World Developement Movement, che soprattutto in Gran Bretagna portano avanti da anni una campagna di sensibilizzazione sul problema della speculazione sui beni alimentari.

“I limiti di posizione verranno fissati dai governi nazionali e non a livello europeo” si legge in comunicato di Oxfam International. “C’è il rischio che se, per esempio in Gran Bretagna, si dovesse fissare un tetto di limiti inefficace,  questo provochi una corsa al ribasso tra i Paesi europei”. L’Inghilterra è infatti tra i Paesi europei quello da sempre più restio a introdurre regole nei mercati finanziari.

di Emanuela Citterio (fonte: Unimondo)

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