“Quando abbiamo cominciato la raccolta delle firme nessuno pensava che ce l’avremmo fatta, invece l’abbiamo conclusa oltre sei mesi in anticipo”. Filippo Rivola, vice segreatario dei giovani socialisti svizzeri non nasconde la sua soddisfazione: 130 mila persone in meno di un anno hanno firmato un’iniziativa di legge popolare che vuole impedire la speculazione finanziaria sui beni alimentari.

Il 24 marzo scorso hanno consegnato alla Cancelleria federale le 117’000 firme, già convalidate, a sostegno della loro iniziativa “Contro la speculazione sulle derrate alimentari”.

Il testo prevede che gli investitori  (banche, asssicurazioni, fondi pensione ecc) con sede, o domicilio nella confederazione elvetica “non possono investire né per proprio conto o per conto dei clienti, né direttamente o indirettamente, in strumenti finanziari che concernono materie prime agricole e derrate alimentari”. Salvi, invece, i contratti stipulati dagli operatori del settore, da chi in altre parole, acquista o vende davvero grano, soia o zucchero e ricorre ai derivati e future soltanto come una forma di tutela. La ragione per cui sono stati creati.

La crisi dei prezzi alimentari del 2007-2008 ha acceso i riflettori sul ruolo della finanza nelle fluttuazioni del valore delle materie prime agricole. Secondo un rapporto dell’ong britannica World Development Movement (Wmd ) gli speculatori finanziari controllano ormai il 60 per cento del mercato delle materie prime (a metà anni Novanta appena il 12 per cento). Questa massiccia presenza di “non addetti ai lavori”, ovvero di banche e fondi d’investimento, che non sono interessati a scambiare fisicamente sacchi di grano o mais, contribuisce ad aumentare i prezzi delle materie prime, e soprattutto la loro volatilità. A scapito soprattutto dei paesi poveri e fortemente dipendenti dalle importazioni di prodotti alimentari. L’eccessivo aumento del prezzo del pane, del riso e del mais, furono all’origine di molte rivolte nel 2008, e qualcuno sostiene anche una delle scintille delle primavere arabe.

Le scommesse sui beni alimentari possono risultare piuttosto redditizie. Nel 2012 la sola banca inglese Barclays avrebbe incassato 278 milioni di sterline (oltre 329,5 milioni di euro) scommettendo sui beni alimentari. Ma come conseguenza del periodo di massimo aumento dei prezzi, (+80 per cento nel 2008) il numero degli affamati nel mondo è cresciuto di almeno 44 milioni. Per questo ong come Wdm, Friends of the earth , Solidar Suisse , Uniterre , Swissaid e campagne come Sulla fame non si specula o Stop gambling on hunger si battono affinché vengano posti dei limiti alla speculazione della finanza sulle materie prime. Grazie alla pressione alcune banche come la stessa Barclays e Deutsche Bank hanno deciso di fare un passo indietro, abbandonando le operazioni finanziarie sulle commodities agricole. Un settore che in Svizzera vale, secondo un calcolo Reuters, circa 20 miliardi di dollari, 14,7 miliardi di euro.

Le prossime mosse spettano al governo di Berna e al parlamento elvetico che hanno facoltà di fare controproposte rispetto al testo dell’iniziativa di legge popolare. Difficile credere che il referendum sull’iniziativa consegnerà facilmente la vittoria a chi vuole fermare la speculazione, tuttavia “noi siamo fiduciosi, la velocità con cui abbiamo raccolto le firme è un buon segnale” afferma  Rivola, che aggiunge, “la proposta impegna anche la Svizzera ad attivarsi in campo internazionale per frenare l’intervento della finanza nel settore dei beni alimentari”. Riusciranno gli svizzeri laddove anche il G20 ha fallito?

di Franca Roiatti  (fonte: Panorama)