Altre News – Sulla Fame Non si specula http://sullafamenonsispecula.org Informati e Partecipa Thu, 04 Apr 2019 10:26:42 +0000 en-US hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.1.3 Petrolio: prezzi bassi, perché? http://sullafamenonsispecula.org/petrolio-prezzi-bassi-perche/ http://sullafamenonsispecula.org/petrolio-prezzi-bassi-perche/#respond Fri, 12 Feb 2016 13:11:53 +0000 http://sullafamenonsispecula.org/?p=852 Mario Draghi ha recentemente smosso le acque torbide della finanza affermando che «ci sono forze nell’economia globale di oggi che concorrono a mantenere bassa l’inflazione». ...

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Mario Draghi ha recentemente smosso le acque torbide della finanza affermando che «ci sono forze nell’economia globale di oggi che concorrono a mantenere bassa l’inflazione». E’ la sua seconda dichiarazione di grande impatto politico ed economico. La prima fu nel luglio 2012 quando disse «faremo tutto quello che è necessario» per difendere l’euro dagli attacchi speculativi internazionali. In entrambi i casi è chiaro che non si riferisce a giochi interni all’Europa ma a forze politiche di oltreoceano.

Riteniamo che sulla questione del crollo dei prezzi delle commodity ed in particolare di quello del petrolio sia doveroso fare qualche approfondimento. Innanzitutto il prezzo del petrolio è stato più volte, per non dire sempre, oggetto sia di grandi operazioni speculative che di interventi e decisioni di interesse squisitamente geopolitico.

In quest’ottica va letto l’andamento del prezzo del petrolio. Si ricordi che fino alla metà del 2004 si aggirava intorno ai 40 dollari al barile. Nel 2006 salì a 70 dollari, a luglio del 2008 raggiunse i 145 dollari. A fine 2008 precipitò a 30 dollari, per poi risalire a 110 nel 2011. Dal 2014 il prezzo è sceso fino ai circa 30 dollari attuali.

In generale i prezzi riflettono una situazione di deflazione a seguito della globale recessione economica con la generale riduzione delle produzioni e dei commerci.  Ma è altrettanto vero però che un tale ‘ottovolante’ non può rappresentare l’andamento reale della domanda e dell’offerta!

Dal 2014, oltre alla speculazione, si è attivata una vasta e pericolosa strategia geopolitica, guidata dell’Arabia Saudita ed avallata dagli Usa, tesa a far precipitare il prezzo del petrolio, aumentandone la produzione, per indebolire l’Iran e la Russia.

Le dinamiche dei prezzi del petrolio e delle altre materie prime sono anche collegate al ‘male profondo’ dell’economia mondiale che si chiama ‘bolla del debito’.

Il crollo dei prezzi si è accompagnato ad un alto indebitamento delle imprese leader nel settore delle commodity, del petrolio in particolare. Si considerino le imprese americane del settore dello ‘shale gas’ e le varie corporation petrolifere dei Paesi emergenti, che hanno largamente attinto risorse finanziarie sia dal settore bancario che sul mercato obbligazionario. I dati parlano chiaro.

Le imprese impegnate nei settori del petrolio e del gas che nel 2006 avevano sottoscritto prestiti bancari per 600 miliardi di dollari, nel 2014 ne contavano ben 1.600 miliardi. Un aumento del 13% annuo. Le stesse imprese, spesso attraverso l’utilizzo di filiali offshore, hanno fortemente aumentato anche le loro emissioni di obbligazioni, passando dai 455 miliardi nel 2006 ai 1.400 miliardi di bond nel 2014. Un aumento annuo del 15%.

L’emissione di obbligazioni nel periodo indicato è aumentata del 13% in Russia, del 25% in Brasile e del 31% in Cina. E’ appena il caso di ricordare che in questo lasso di tempo le imprese petrolifere dei Paesi emergenti hanno contribuito con grandi dividendi ai bilanci dei rispettivi governi. Perciò la drastica caduta dei prezzi sta mandando in crisi anche i budget pubblici di molti Paesi.

L’attuale basso prezzo del petrolio sta generando una serie di conseguenze. In primo luogo, essendo i titoli azionari e obbligazionari delle imprese petrolifere collegati al prezzo del petrolio, i loro valori di mercato ne stanno inevitabilmente risentendo. Inoltre con la diminuzione dei profitti è cresciuto il rischio dei dissesti e dei fallimenti oltre che il costo degli eventuali finanziamenti richiesti. Ad esempio, il tasso di interesse di un’obbligazione petrolifera che era di 330 punti nel giugno 2014 oggi è salita a 1.600 punti. Aumenti simili si sono registrati anche per i credit default swap, quei derivati sottoscritti per garantirsi contro le variazioni dei tassi di interesse.

Una seconda inevitabile conseguenza è la progressiva mancanza di liquidità per le imprese petrolifere coinvolte. Per farvi fronte inizialmente si aumenta la produzione con l’intento di mantenere un flusso di cassa attivo, ma spesso si è costretti a una riduzione degli investimenti o alla dismissione di parte del patrimonio dell’azienda.

Una terza conseguenza, la più rischiosa, si manifesta nella tendenza ad aumentare la vendita di ‘future’ petroliferi e di acquisti di derivati ‘put option’ come garanzie sull’andamento dei prezzi. Di fatto ogni aumento dei ‘future’ petroliferi tende a saturare ulteriormente il mercato contribuendo alla discesa del prezzo del petrolio. In una fase di caduta del prezzo, la speculazione gioca al ribasso: si vende, sulla carta, a 100 oggi per ricomprare domani a 90. Il contrario di quanto succedeva nei periodi di crescita  del prezzo quando si comprava un derivato a 100 per venderlo a 110 alla scadenza, partecipando così all’esplosione dei prezzi.

E’ un meccanismo perverso della finanza, del debito e della speculazione. Non si possono immaginare soluzioni efficaci alle gravi distorsioni del sistema senza rivederne l’architettura.

Tale urgenza, secondo noi, non è più eludibile in quanto irresponsabilmente si ripropongono vecchie tesi di geopolitica che vedono solo nella guerra o in una grande e diffusa destabilizzazione ‘l’occasione’ per determinare l’aumento del prezzo del petrolio e delle altre commodity.

di Mario Lettieri e Paolo Raimondi – Articolo da Italia Oggi

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Dal campo alla borsa, la speculazione nel piatto http://sullafamenonsispecula.org/dal-campo-alla-borsa-la-speculazione-nel-piatto/ http://sullafamenonsispecula.org/dal-campo-alla-borsa-la-speculazione-nel-piatto/#respond Tue, 05 May 2015 11:43:06 +0000 http://sullafamenonsispecula.org/?p=771 Land grabbing, transazioni sul mercato dei derivati, operazioni sul mercato “fisico” del- le materie prime. Sono tutte strategie di profitto e sono tutte, ovviamente, operazioni ...

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Land grabbing, transazioni sul mercato dei derivati, operazioni sul mercato “fisico” del- le materie prime. Sono tutte strategie di profitto e sono tutte, ovviamente, operazioni di tipo speculativo. La straordinaria volatilità sperimenta- ta negli ultimi anni dai prezzi delle commodities (materie prime) alimentari ha fatto inevitabilmen- te discutere. Da un lato, si dice, c’è l’eccezionale svi- luppo economico di Cina e India, così come degli altri mercati emergenti più (America Latina) o me- no maturi (Africa), che trascina al rialzo la doman- da, e quindi i prezzi, dei beni alimentari. Ma dall’al- tro lato ci sono anche fenomeni parzialmente nuovi, almeno nelle dimensioni, capaci di spiegare eventi unici come le clamorose impennate dei prezzi registrate dal comparto alimentare negli an- ni più recenti. I picchi, dicono i dati FAO, si colloca- no negli anni 2008 e 2011, quando i principali indi- ci del comparto hanno evidenziato i loro record (vedi GRAFIco ). Numeri impressionanti, su cui hanno inciso alcuni fattori chiave.

IL LAND GRABBING

Tra questi il land grabbing, ovvero la corsa all’acca- parramento della terra. Nel solo biennio 2008-09, dicono le stime della World Bank riprese da Oxfam, il fenomeno (misurato in ettari comprati e venduti) è cresciuto del 1000% circa. Un affare per le corpo- ration (di Usa, Malaysia, Singapore ed Emirati Arabi soprattutto, secondo il network indipendente Land Matrix) che ha preso di mira molti Paesi (in Asia e in Africa in particolare) e che ha creato nel tempo un vero e proprio circolo vizioso. L’aumento dei prezzi ha fatto innalzare il valore dei terreni, mentre lo svi- luppo delle colture destinate ai biocarburanti – so- prattutto nel recente passato di fronte all’elevato prezzo del petrolio – ha ridotto la disponibilità di materie prime destinate all’alimentazione creando un deficit di offerta e un conseguente rialzo del va- lore di mercato di queste ultime.

IL TRADING

Ma la corsa alla terra non spiega tutto. Perché ad alimentare l’impennata dei prezzi, dicono i nume- ri, è stata anche la crescita dei volumi delle transa- zioni, tanto sul mercato fisico quanto su quello immateriale dei titoli derivati, ovvero quei con- tratti differiti d’acquisto come futures e forward che da “polizza di assicurazione” contro la volati- lità dei prezzi sono diventati col tempo uno stru- mento speculativo privilegiato. Nel 2003, dicono i dati della Banca dei Regolamenti Internazionali, i futures sulle materie prime (esclusi i metalli pre- ziosi) valevano 952 miliardi di dollari. Oggi siamo a quota 1,8 trilioni (mila miliardi) di dollari. E la si- tuazione resta ovviamente problematica. «I prezzi delle commodities alimentari sono attualmente più bassi rispetto ai picchi del 2008 e del 2011, ma sono comunque relativamente alti rispetto alla media degli ultimi 30 anni», commenta Marc-Oli- vier Herman, Economic Justice Policy Lead della Ong Oxfman International presso l’Unione Euro- pea. «In futuro si prevedono ulteriori rialzi, di fronte alla crescita della domanda globale e agli ef- fetti del cambiamento climatico».

L’Europa, attraverso la cosiddetta direttiva Mifid, ha avviato da tempo un processo di regola- mentazione dei mercati, ma le regole attuative in discussione (e non ancora approvate), sottolinea ancora Herman, «stabilirebbero limiti di posizio- ne (l’ammontare di capitale che è consentito inve- stire in operazioni di tipo speculativo nel compar- to, ndr) troppo elevati». Senza un cambio di rotta nei piani UE, in altre parole, le norme pensate per limitare la speculazione rischiano di rivelarsi so- stanzialmente inefficaci.

(Di Matteo Cavallito – Valori)

SUPPLEMENTO A valori / ANNO 15 N. 129 / giugno 2015

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Expo 2015: da Milano un protocollo sul cibo http://sullafamenonsispecula.org/expo-2015-da-milano-un-protocollo-sul-cibo/ http://sullafamenonsispecula.org/expo-2015-da-milano-un-protocollo-sul-cibo/#respond Mon, 24 Nov 2014 10:51:00 +0000 http://sullafamenonsispecula.org/?p=682 Un accordo globale sull’alimentazione e la nutrizione, un impegno comune a superare i paradossi del cibo e costruire insieme un futuro sostenibile: un anno fa, ...

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Un accordo globale sull’alimentazione e la nutrizione, un impegno comune a superare i paradossi del cibo e costruire insieme un futuro sostenibile: un anno fa, al 5° International forum on food and nutrition promossa dalla Fondazione Barilla for food and nutrition (Bcfn), nasceva il Protocollo di Milano. E al 6° forum, in programma per il 3 e 4 dicembre prossimi, verrà presentata la versione finale del Protocollo, qualche mese prima dell’avvio di Expo 2015 dedicato al tema della nutrizione. A inizio novembre il Protocollo è approdato davanti alla Commissione Agricoltura del parlamento europeo a Bruxelles.

I macro-obiettivi del Protocollo di Milano sono tre: abbattimento del 50% entro il 2020 degli 1,3 miliardi di tonnellate di cibo sprecato nel mondo attraverso campagne mirate ad accrescere la consapevolezza del fenomeno e accordi di lungo termine che coinvolgano l’intera catena alimentare a partire dalla filiera agricola; attuazione di riforme agrarie e lotta alla speculazione finanziaria, con limitazioni all’utilizzo di biocarburanti a base alimentare; lotta all’obesità, con il richiamo all’importanza dell’educazione alimentare sin da bambini e alla promozione di stili di vita sani.

Si calcola che in Italia lo spreco domestico di cibo valga 8,7 miliardi di euro: deriva dallo spreco settimanale medio di circa 213 grammi di cibo che finisce in spazzatura al costo di 7,06 euro settimanali a famiglia. Secondo la Fondazione bisogna agire per risolvere il duplice paradosso dato dal fatto che ogni anno 36 milioni di persone muoiono perché non hanno da mangiare e altri 29 milioni perché mangiano troppo, con campagne mirate ad accrescere la consapevolezza del fenomeno, accordi di lungo termine sulle filiere agricole per migliorare la pianificazione e arginando l’avanzata dei biocarburanti (si stimano altri 40 milioni di ettari sottratti alla coltivazione di alimenti entro il 2020). A oggi hanno aderito al Protocollo 25 organizzazioni, tra cui il ministero delle Politiche agricole, Legambiente, Wwf, Bioversity International, Global Water Fund, Coldiretti, Confagricoltura.

(fonte: Il Sole 24 ore)

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Anche Barclays abbandona le commodities http://sullafamenonsispecula.org/anche-barclays-abbandona-le-commodities/ http://sullafamenonsispecula.org/anche-barclays-abbandona-le-commodities/#respond Mon, 28 Apr 2014 15:09:46 +0000 http://sullafamenonsispecula.org/?p=576 A motivare la decisione ci sarebbero la progressiva riduzione della redditività del settore e la stretta regolamentare imposta dalle autorità di controllo che tende a ...

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A motivare la decisione ci sarebbero la progressiva riduzione della redditività del settore e la stretta regolamentare imposta dalle autorità di controllo che tende a limitare sempre di più l’esposizione delle banche sulle commodities.

E alla fine anche Barclays disse basta. E poco importa che anche in questo caso si tratti di una scelta obbligata. Non diversamente da altri colossi del mondo finanziario, la banca britannica sarebbe pronta ad uscire dal business delle materie prime ponendo così fine ai suoi investimenti nei comparti dei metalli, dell’energia e delle commodities agricole. Lo riferisce il Financial Times. La notizia dovrebbe essere resa ufficiale nella giornata di martedì quando l’istituto dovrebbe annunciare anche pesanti tagli al suo staff della divisione materie prime. Anche i comparti cartolarizzazione, transazioni di crediti, mercati emergenti e crediti strutturati dovrebbero andare incontro a tagli significativi.

A motivare la decisione dell’istituto, sostiene il Financial Times ripreso dalla Reuters, ci sarebbero almeno un paio di fattori. In primo luogo la progressiva riduzione della redditività del settore, in secondo luogo la stretta regolamentare imposta dalle autorità di controllo che tende a limitare sempre di più l’esposizione delle banche sulle commodities. Da tempo questi due fenomeni stanno condizionando le scelte delle banche spingendo molte di esse a perseguire una exit strategy. A metà marzo, JP Morgan aveva annunciato il raggiungimento dell’intesa con il trader Mercuria Energy Group Limited per il trasferimento a quest’ultima delle proprie attività nel comparto. Un’operazione da 3,5 miliardi che dovrebbe concludersi nel terzo trimestre di quest’anno.

di Matteo Cavallito (VALORI)

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Derivati, Volcker Rule: due anni di proroga per le banche Usa http://sullafamenonsispecula.org/derivati-volcker-rule-due-anni-di-proroga-per-le-banche-usa/ http://sullafamenonsispecula.org/derivati-volcker-rule-due-anni-di-proroga-per-le-banche-usa/#respond Wed, 09 Apr 2014 15:16:38 +0000 http://sullafamenonsispecula.org/?p=550 Due anni di tempo in più per adeguarsi agli standard sulla cartolarizzazione imposti dalla Volcker Rule, uno dei punti cardine del Dodd-Frank Act, la maxi legge di ...

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Due anni di tempo in più per adeguarsi agli standard sulla cartolarizzazione imposti dalla Volcker Rule, uno dei punti cardine del Dodd-Frank Act, la maxi legge di riforma finanziaria Usa. È ciò che hanno ottenuto le banche americane dopo lunghe lamentele espresse in questi mesi circa le possibili perdite associate alla nuova regolamentazione. Il via libera alla proroga è arrivato direttamente dalla Federal Reserve. Lo riferisce Bloomberg evidenziando come la data ultima per il raggiungimento degli standard regolamentari slitti ora al 21 luglio 2017.

Al centro della questione ci sono le collateralized loans obligations (CLOs), i celebri “insaccati finanziari” costruiti sui crediti (soprattutto del settore immobiliare) che hanno avuto un ruolo determinante nello sviluppo della crisi. I CLOs sono titoli derivati scambiabili sul mercato e che, come tali, possono trasformare un credito in liquidità. Ad oggi le banche li hanno inseriti a bilancio facendoli rientrare in quella categoria patrimoniale degli assets di prima qualità, quelli che concorrono a formare il cosiddetto Tier-1. La nuova regola impone agli istituti di escludere i CLOs dal calcolo del parametro patrimoniale mettendo così in difficoltà gli istituti.
La normativa mira a garantire maggiore solidità alle banche e a limitare le operazioni speculative ma il timore, a questo punto, è che la corsa al disinvestimento dai prodotti della cartolarizzazione produca un ribasso dei prezzi generando significative perdite sul mercato. Ad oggi, segnala ancora Bloomberg, citando i dati della Loan Syndications and Trading Association, i CLOs in mano alle banche Usa varrebbero 70 miliardi di dollari.
(Fonte: Valori)

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Svizzera: depositate 117mila firme anti-speculazione sul cibo http://sullafamenonsispecula.org/svizzera-depositate-117mila-firme-anti-speculazione-sul-cibo/ http://sullafamenonsispecula.org/svizzera-depositate-117mila-firme-anti-speculazione-sul-cibo/#respond Wed, 26 Mar 2014 17:03:27 +0000 http://t-l.it/foodspeculation/?p=503 I cittadini svizzeri saranno chiamati a esprimersi sulle regole per impedire la speculazione finanziaria sui beni alimentari. Membri di Gioventù socialista hanno consegnato alla Cancelleria ...

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I cittadini svizzeri saranno chiamati a esprimersi sulle regole per impedire la speculazione finanziaria sui beni alimentari. Membri di Gioventù socialista hanno consegnato alla Cancelleria federale le 117’000 firme, già convalidate, a sostegno della loro iniziativa “Contro la speculazione sulle derrate alimentari”.

Il testo, sul quale la popolazione sarà verosimilmente chiamata ad esprimersi, è considerato dai sostenitori un passo importante nella lotta contro un’economia al servizio dei mercati finanziari.

I promotori, sostenuti da sinistra ed ecologisti, nonché da diverse organizzazioni umanitarie, chiedono di proibire ogni investimento in strumenti finanziari legati a materie prime agricole o a derrate.

Il divieto concernerebbe attori finanziari, come banche, gestori di capitali o assicuratori sociali, con sede in Svizzera. Le autorità dovrebbero inoltre impegnarsi, anche sul piano internazionale, contro la speculazione.

In proposito, si fa notare che la piazza finanziaria elvetica svolge un ruolo centrale in quest’ambito, essendo sede di numerosi gruppi che trattano materie prime.

(fonte: TV Svizzera)

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“Cibo per tutti”: buon sapore di pace e diritti http://sullafamenonsispecula.org/cibo-per-tutti-buon-sapore-di-pace-e-diritti/ http://sullafamenonsispecula.org/cibo-per-tutti-buon-sapore-di-pace-e-diritti/#respond Mon, 24 Mar 2014 12:49:20 +0000 http://t-l.it/foodspeculation/?p=476 Caritas lancia una campagna in vista di Expo 2015. Temi: cibo, finanza e pace. La Caritas lancia la campagna nazionale “Una sola famiglia umana. Cibo ...

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Caritas lancia una campagna in vista di Expo 2015. Temi: cibo, finanza e pace.

La Caritas lancia la campagna nazionale “Una sola famiglia umana. Cibo giusto per tutti: è compito nostro” e chiede più impegno da parte di tutti perché ognuno abbia il cibo necessario. Al tempo stesso, però, manda anche un messaggio forte al nuovo governo, perché metta la lotta alla povertà a primi posti nel suo programma d’azione.

Per don Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana il tema del diritto al cibo deve essere rimesso al centro dell’azione politica, attraverso un continuo dibattito tra società civile, associazioni e istituzioni. Soddu ricorda anche che la Caritas ha già presentato un Piano nazionale contro la povertà, «tema che oggi più che mai colpisce le nostre città».

«Chiediamo al governo un impegno maggiore sul tema della povertà, soprattutto in relazione agli sprechi di capitali», dice Soddu, che fa riferimento esplicito alle spese previste per i nuovi aerei da combattimento: «Spesso questi capitali sono utilizzati a favore di strumenti che invece di occuparsi della vita determinano la morte, come gli F35. Questo è un tema che tutti gli ultimi governi hanno dribblato, ma ora questo esecutivo deve uscire allo scoperto».

Ma oltre al governo Renzi, Soddu guarda con attenzione anche all’appuntamento dell’Expo 2015, che si svolgerà a Milano e avrà come tema la sostenibilità ambientale. «Durante questo importante appuntamento sarà importante mostrare l’interconnessione che c’è tra il progresso umano e i suoi limiti – spiega – in particolare per quanto riguarda l’accesso alle risorse».

La campagna di Caritas italiana si articolerà su tre filoni: cibo, finanza e pace. Per quanto riguarda il primo punto si porrà l’attenzione sul tema analizzando, in particolare, gli elementi di squilibrio globale. «Si tratta di una situazione che ha le sue radici in scelte politiche ed economiche dannose, responsabili di dinamiche di produzione, distribuzione, e sistemi di commercio internazionale sconsiderati segnate da gravi squilibri – sottolinea Caritas -. È necessario invece sviluppare nuovi modelli, in grado di garantire il diritto al cibo, favorendo il protagonismo dei gruppi più svantaggiati, puntando su sistemi di produzione basati sulla valorizzazione del territorio e sul legame tra produzione agricola e gestione degli ecosistemi».

Il tema della finanza invece verrà affrontato sottolineando come essa sia una delle cause principali dell’attuale crisi internazionale. «Poche grandi banche, a livello mondiale, concentrano nelle proprie mani un enorme potere finanziario, intrecciando le attività tradizionali di deposito e credito, con operazioni d’investimento, soprattutto di carattere finanziario rischioso e speculativo a livello globale, tali che un loro fallimento genererebbe effetti disastrosi: sia direttamente per i dipendenti e i risparmiatori, che indirettamente per il sistema delle imprese, i lavoratori e per tutti i cittadini – si legge nel documento presentato per l’occasione dalla Caritas -. Questa dinamica è il frutto di relazioni finanziarie squilibrate e di un sistema di regole mal funzionante, che ha favorito comportamenti speculativi e finalizzati al guadagno di pochi nel breve periodo, a danno di molti, generando dinamiche e rischi sistemici che colpiscono tutti i paesi del mondo. Tutto questo colpisce i paesi del Sud del mondo in modo particolarmente severo, con la speculazione finanziaria i prezzi dei generi alimentari sono schizzati in alto generando le cosiddette guerre del pane e nuova fame».

Infine per quanto riguarda la pace si sottolinea come essa vada perseguita per risolvere il problema dell’accesso alle risorse. «Le cifre sproporzionate che nel mondo si impiegano per mettere a punto sistemi di arma sempre più sofisticati rappresentano un segnale di quanto sia necessario sviluppare un approccio di pace nella gestione delle risorse pubbliche – sottolinea Caritas – La costruzione di un mondo di pace è innanzitutto un mondo libero da violenza e sopraffazione, ma anche un mondo in cui ad ogni donna ed ogni uomo sia consentito vivere in piena dignità. È necessario quindi agire sull’insieme dei fattori, che limitano un percorso in questa direzione, promuovendo equità nella distribuzione delle risorse, democrazia, partecipazione politica, efficaci strutture di governo nazionale ed internazionale, e processi di disarmo globale significativi ed efficaci».

(fonte: Avvenire)

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Pop economix: un fumetto per capire la “crisi” http://sullafamenonsispecula.org/pop-economix-un-fumetto-per-capire-la-crisi/ http://sullafamenonsispecula.org/pop-economix-un-fumetto-per-capire-la-crisi/#respond Mon, 24 Mar 2014 12:42:08 +0000 http://t-l.it/foodspeculation/?p=473 Un progetto no profit nato nelle piazze, con un collettivo che porta in scena uno spettacolo per spiegare con linguaggio semplice i meccanismi della finanza ...

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Un progetto no profit nato nelle piazze, con un collettivo che porta in scena uno spettacolo per spiegare con linguaggio semplice i meccanismi della finanza e le sue conseguenze sulla vita quotidiana. E che oggi è diventato fumetto. Una lettura agile e democratica che potrebbe renderci cittadini più responsabili.

Bolle. Derivati. Austerity. Molte di queste parole sono entrate per causa di forza maggiore nel vocabolario quotidiano di noi, comuni cittadini, che della res pubblica subiamo decisioni e conseguenze. Ma se è vero che più o meno tutti, sebbene non addetti ai lavori, sapremmo orientarci per capire il senso di un discorso di natura finanziaria, è vero anche che tutti cadremmo inesorabilmente in fallo se ci chiedessero di spiegare cosa esattamente sia una bolla, appunto, o come il fallimento di Lehman Brothers abbia potuto trascinare con sé nel crollo l’intera economia del mondo occidentale. Così, l’arrivo di questo manualetto si accompagna a grandi aspettative: si chiama Pop Economix, e spiega la crisi a fumetti. Un mezzo semplice, veloce e molto pop, nel senso più autentico del termine. L’idea è dell’omonimo collettivo Pop Economy che dall’inizio del 2013 gira le piazze italiane (siamo a 100 date in 80 città per 15mila spettatori) per parlare di economia con un linguaggio accessibile a tutti. Un progetto non profit, aperto al contributo e al sostegno da parte di chi pensa che l’informazione sia presupposto di democrazia, libertà e giustizia, che da Live Show (di Alberto Pagliarino, Nadia Lambiase e Paolo Piacenza) è diventato magazine, e da magazine è diventato appunto graphic novel, pubblicata da Becco Giallo (160 pp, 16 euro) e disegnata da Davide Pascutti, Premio Albertarelli come Miglior nuovo autore 2011.

LEGGI ALCUNE TAVOLE DEL FUMETTO

“Disegnare Pop Economix non è stato particolarmente difficile, è scriverlo che mi è costato fatica e sudore”, racconta Pascutti, che ha seguito tappa per tappa il tour dello spettacolo per entrare nel vivo del tema, fare proprio l’approccio con cui Alberto Pagliarino, l’attore che porta in scena il testo, spiega al pubblico una storia che tutti conoscono ma pochi hanno compreso a fondo. “Tutto inizia con una bolla. Quanti tipi di bolla conoscete? Bolle di sapone, bolle di chewing gum, bolle nell’acqua quando è ora di buttare la pasta… ma la bolla finanziaria, cos’è?” Questo l’incipit del fumetto, e della triste storia che ne segue: la bolla scoppia, i titoli perdono fino al 78% del loro valore. Investitori e risparmiatori si ritrovano in mutande. Consumi e produzione calano drasticamente e nel marzo 2001 gli Stati Uniti entrano in recessione. È questione di tempo perché le conseguenze arrivino fino a noi. All’inizio le famiglie non se ne accorgono, i consumi calano poco. Poi le imprese restano senza soldi perché le banche non prestano più, e senza soldi non investono, non crescono e non pagano gli stipendi. Cominciano a tagliare, ridurre, licenziare. In quel momento la crisi della finanza diventa la crisi di tutta l’economia reale.

“Cerchiamo di rispondere alle domande dell’uomo della strada, alle nostre stesse perplessità”, spiega ancora l’autore: “da un lato rendiamo alcuni concetti accessibili a tutti, dall’altro li invitiamo ad approfondire”. Così, pagina dopo pagina, il protagonista del fumetto nei panni di un Virgilio Pop spiega come i titoli finanziari abbiamo fatto impazzire (e poi quasi scomparire) i mutui, come la Grecia abbia fatto “crack”, presenta i PIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna) e spiega le ragioni degli Indignados, analizza perché i responsabili della crisi non siano in prigione e nemmeno ci andranno (uno per uno, tutti e 15 i nomi dati dal New York Times con foto/ritratto segnaletico “perché se li incrociate per casa gli potete sempre sputare in un occhio”).  La realizzazione del volume dà valore aggiunto al tutto: le illustrazioni hanno licenza Creative Commons, quindi possono essere usate, riprodotte e condivise con citazione dei credit e senza fini di lucro, il fumetto è stato realizzato con Inkscape, software libero per il disegno vettoriale, e stampato su carta certificata FSC, da foreste gestite in maniera corretta e responsabile.

Mettiamola così: se i libri di testo delle scuole superiori potessero trovare nel fumetto la forza narrativa che anima questo libretto, i ragazzi divorerebbero in un pomeriggio anche i manuali delle materie più ostiche. Certo, dichiarare la necessità della presenza di Pop Economix su ogni comodino può sembrare eccessiva e sospetta lode alla pubblicazione e all’editore, ma a cosa serve il giornalismo se non a informare su modi e metodi per diventare cittadini più responsabili?

Visita il sito di Pop Economix per scoprire tutte le date degli spettacoli.

(fonte: Repubblica)

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Speculazione finanziaria: chi scommette sul cibo? http://sullafamenonsispecula.org/speculazione-finanziaria-chi-scommette-sul-cibo/ http://sullafamenonsispecula.org/speculazione-finanziaria-chi-scommette-sul-cibo/#respond Sat, 15 Dec 2012 13:00:00 +0000 http://sullafamenonsispecula.org/?p=563 La speculazione sulle materie prime alimentari, da parte delle lobby finanziarie, si scarica su un miliardo di persone a cui sottrae il pane, ma anche ...

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La speculazione sulle materie prime alimentari, da parte delle lobby finanziarie, si scarica su un miliardo di persone a cui sottrae il pane, ma anche sui paesi europei producendo inflazione.

Un patto contro l’inflazione che rischia di farci tornare non ai livelli di vent’anni fa, dove già siamo, ma ancora più indietro. Perché Coop lo invoca a gran voce nel campo alimentare? Perché il presidente di Coop Italia, Vincenzo Tassinari, parla di “tempesta perfetta” se sulle famiglie italiane sfiancate dalla crisi dovesse scaricarsi un’altra ondata di rincari, come richiesto dai produttori, tale da far lievitare del 5% i listini nel 2013 e in più ora l’aumento dell’Iva?

Per rispondere a questa domanda occorre risalire la corrente inflazionistica, come fossimo salmoni nelle acque del mercato globale. Arriviamo così, risalendo i perché, un gradino più su, dove troviamo i prezzi dei generi alimentari di prima necessità (commodities agricole) da cui derivano molti dei prodotti che consumiamo a tavola. Mais, frumento, soia, zucchero, ecc. stanno avendo dal 2007 in qua impennate da capogiro (raddoppio dei prezzi in pochi mesi) e successivi tracolli che generano un’estrema turbolenza e volatilità sui mercati (cioè variazioni rapide e molto intense dei prezzi) e sono tra i maggiori responsabili della spinta inflazionistica sul carrello della spesa.

Non è una novità, del resto, ma una preoccupazione costante che accompagna la crisi alimentare e finanziaria dell’ultimo lustro e trova conferme nei dati di luglio-agosto della Fao, con un + 40% per i cereali dopo tre mesi di flessione che riporta i listini ai livelli altissimi dello scorso anno. “Questa altalena genera effetti devastanti sugli agricoltori, che avrebbero bisogno invece di stabilità per investire sulle colture, e sul miliardo di persone sottonutrite al mondo che non hanno i soldi per il pane”.

L’analisi del professor Riccardo Moro, docente di Politiche dello sviluppo alla Statale di Milano, ci aiuta a capire perché il cibo, come il petrolio, l’oro e altre materie prime, è sempre più caro in un vortice che abbatte i consumi e aumenta le povertà su scala planetaria. La Banca Mondiale ha calcolato che 44 milioni di persone nel 2011 sono cadute in miseria a causa dell’aumento dei prezzi dei beni alimentari. Cosa c’è dietro tutto questo? “Guardi, le cause sono molteplici, ma il nodo più importante sta nella relazione tra mercati finanziari e cibo che genera volatilità”.

Risalendo ancora la corrente, notiamo che dal Dopoguerra e per quarant’anni i prezzi dei generi alimentari sono sistematicamente scesi per effetto dell’aumento della produttività e della qualità dei raccolti sommati ai sostegni pubblici all’agricoltura. È a cavallo del Duemila che la tendenza si inverte. Almeno quattro i fattori che, interagendo tra di loro, la determinano. Il primo sono le grandi superfici sottratte alla produzione per il consumo alimentare per farne dei biocarburanti, tendenza a cui Action Aid e altre ong internazionali si oppongono. Un altro elemento è la crescita dei redditi e quindi della domanda per una migliore dieta alimentare in paesi immensi come Cina, India o Brasile. Terzo fattore incontrollabile è il trend demografico mondiale. Quarto, almeno parzialmente modificabile, il cambiamento climatico che rendendo più frequenti e virulenti allagamenti e periodi di siccità incide a livello di macroaree regionali sulla vulnerabilità del prezzi.

“Questi quattro fattori – continua il professor Moro – hanno tutti un ruolo nel far crescere i listini, ma non spiegano le altalene di questi anni. Vi è un quinto fattore che può spingere velocemente verso l’alto come verso il basso, generando la ‘volatilità’ di cui abbiamo parlato: si tratta della speculazione sul cibo che si è scatenata sui mercati finanziari”.

Presente e… futures

Cosa c’è, infatti, dietro il caro-alimenti che nel prossimo decennio, secondo Fao e Ocse, dovrebbe stabilizzarsi su un 20% in più per i cereali e un 30% in più per la carne e che interessa in varia misura tutti i consumatori? Siamo arrivati a uno dei gradini più alti dove è ancora più difficile, se possibile, intervenire dati gli enormi interessi in gioco. La risposta è la speculazione finanziaria: speculazione sul cibo e sulla vita delle persone che modernamente avviene sulle piazze telematiche, con un clic, tramite i futures.

Che cosa sono? “Particolari strumenti finanziari coi quali si stabilisce ‘oggi’ a quale prezzo comprare ‘domani’” un certo bene alimentare. Nascono come strumenti per governare il mercato e rendere più sicuri gli operatori riducendo, appunto, la volatilità. Ma sono diventati strumenti di investimento e speculazione finanziaria. La quasi totalità dei futures oggi è negoziata tra operatori che non hanno interesse diretto in campo agricolo”.

Lo scambio reale il più delle volte non avviene neppure (solo il 30% dei contratti futures al mondo si conclude con l’acquisto di un barile di petrolio o di un sacco di mais): i contraenti stracciano i contratti prima della scadenza, scambiandosi la differenza tra prezzo indicato nel future e prezzo corrente. I futures diventano così delle vere e proprie scommesse che gli operatori usano per tentare guadagni finanziari con i capitali messi a disposizione dai risparmiatori. L’effetto è che come nei mercati finanziari salgono e scendono repentinamente i prezzi dei futures, analogamente salgono e scendono i prezzi del prodotto reale penalizzando chi al mercato ci va per davvero, ovvero piccoli contadini e popolazioni povere, dal Corno d’Africa all’America latina. “È impressionante vedere la rapidità con cui le variazioni nelle borse internazionali si riportano nel mercato locale. È insostenibile l’aumento dei prezzi, ma è un danno anche la discesa improvvisa perché scoraggia gli investimenti in agricoltura: nessuno investe se non può prevedere quando guadagnerà”.

È utile qui aprire una parentesi per dire che i futures sono la forma principale di derivati utilizzati per le materie prime agricole, e i derivati sono prodotti finanziari il cui prezzo è agganciato ad altre grandezze, come il valore di beni o attività immateriali (azioni, indici finanziari, valute, tassi d’interesse, ecc.) o anche materiali ma non disponibili al momento. L’esempio classico è appunto quello delle materie prime, beni sicuri e sempre più preziosi sul pianeta Terra sovrappopolato e in crisi di risorse, che di tante cose potrà fare a meno, pensano gli investitori, ma non di acqua o frumento per sfamare i suoi abitanti.

E così da una parte i governi più forti si accaparrano enormi superfici coltivabili comprate o affittate per un piatto di fagioli (“land grabbing”, vedi Consumatori di aprile), dall’altra le grosse società finanziarie come Goldman Sachs, Morgan Stanley o Barclays Capitals, scommettono sulle commodities passando sopra ai diritti più elementari dell’umanità. E questo lo possono fare perché operano in una situazione di totale deregulation. “Negli ultimi quindici anni il Congresso americano ha completamente liberalizzato il mercato dei derivati che oggi supera di dieci volte il prodotto interno lordo mondiale”. È scritto nel dossier “Sulla fame non si specula”, base dell’omonima campagna di sensibilizzazione promossa da esponenti della società civile in collaborazione con importanti sigle del no profit quali Vita, Action Aid International, Pime, Acli. Insieme hanno stilato una carta d’intenti per le amministrative del Comune di Milano del 2011 e in vista di Milano Expo 2015 (il cui slogan è “Nutrire il pianeta, energie per la vita”) nella quale chiedono nuove regole che evitino la speculazione finanziaria e un codice etico che impegni le amministrazioni pubbliche a non detenere titoli derivati legati a beni alimentari. Tra le più recenti adesioni c’è quella della Regione Lombardia, dopo i Comuni di Milano e di Treviso, e numerosi firmatari tra cui Giacomo Poretti e Giovanni Storti, del noto trio comico Aldo Giovanni e Giacomo.

di Claudio Strano (fonte: www.consumatori.e-coop.it)

 

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Italy: the city of Milan says “no” to food speculation http://sullafamenonsispecula.org/italy-the-city-of-milan-says-no-to-food-speculation/ http://sullafamenonsispecula.org/italy-the-city-of-milan-says-no-to-food-speculation/#respond Thu, 26 May 2011 13:34:19 +0000 http://sullafamenonsispecula.org/?p=299 The Italian campaign“Sulla fame non si specula” (in English “Stop gambling on hunger”) is keen to extabilish connections with other campaings on the same issue ...

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The Italian campaign“Sulla fame non si specula” (in English “Stop gambling on hunger”) is keen to extabilish connections with other campaings on the same issue all over the world. Please find here an English version of our campaing with contact information.

The city of Milan will not speculate on food. On the eve of the run off of the local elections in the city that will hold the 2015 Expo, both candidates for mayor, Giuliano Pisapia and Letizia Moratti, have subscribed their names to the campaign “Stop gambling on hunger” and to the ethical code that prevents the city administration from investing in speculative food stocks.

“Sulla fame non si specula” (in English “Stop gambling on hunger””) is a joint advocacy campaign between Action Aid International, Acli (Association of Italian christian workers), Pime Institute, Unimondo-Oneworld, Vita Magazine, and others Italian NGOs, which has been launched in Italy on Friday April 15. The aim is to call for more regulations to prevent the speculation on food.

Since June 2010, the prices of corn and wheat have doubled, again. At the same time, commodity markets – from Chicago to Singapore – have seen primary resources and food derivatives increase by 10-20% compared to the previous year.

The same thing had already happened between 2007 and 2008: the price of some cereals doubled and in some cases quadrupled. Then, in less than sixty days they fell to their original values. This had grave consequences for the poorer countries where wheat and corn are the staple food. In these first few months of 2011, food prices have again soared, this time higher than ever before.

The relationship between financial speculation and increase in prices is a complex one, what is certain is that speculation increases the existing inequities between supply and demand caused by other factors. Nonetheless, established research proves that financial speculation on food multiplies the effect of said inequalities.

Market rules created so as to increase the efficiency of exchanges between producers, consumers and intermediary businesses are falsified by these new players who have no actual interest in buying or selling wheat, corn, soya beans or rice but who are solely after the maximum returns in the shortest time.

For these reasons, the campaign “Sulla fame non si specula” is calling for regulations, which safeguard food markets from speculation.

The European Commission itself seems to be intent on promoting similar actions. “Food speculation is scandalous. There are millions of people dying of hunger in the world today,” declared Michel Barnier, the Commissioner for Internal Markets, “we must ensure that markets contribute to sustainable growth”. In the USA, the Commodity Futures Trading Commission, a watchdog for this sector focused mainly on the Chicago Mercantile Exchange, has proposed a similar set of rules.

In Milan, the heart of Italy’s financial market and the host of the 2015 Expo, which has the ambitious theme of “Nourishing the planet, energy for life”, the Italian campaign “Sulla fame non si specula” seeks to add its voice to these efforts. An appeal has been launched to the men and women running in the upcoming mayoral elections: the Mayor who will lead Milan during the 2015 Expo, is being called on to take a concrete step in the right direction by adhering to their campaign. More than this, they are being asked to agree to a code of conduct that will not allow the local government to invest in derivatives, which speculate on food prices.

On the eve of the run off of the local elections both candidates for mayor have accepted the ethical code that prevents the city administration from investing in speculative food stocks

Food is not something you can gamble on: this is the important ethical message coming from Milan, which is an important stock market where agricultural raw material shares are exchanged everyday, and which is the venue of the 2015 Expo on food.

This is only the first step. The campaign will go on and will relate to other similar initiatives in Europe and in the United States calling for regulations which safeguard food markets from speculation.

 

Contact Information

Emanuela Citterio, +39 340 8354950, emanuela.citterio@gmail.com

Giorgio Bernardelli +39 349 8404518, bernardelli@pimemilano.com

 

 

 

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