Nutrire il Pianeta non c’entra niente. Non è l’obiettivo delle principali corporations che commerciano a livello globale in materie prime alimentari (le cosiddette commodities) né di chi gioca in borsa sull’andamento dei prezzi. L’obiettivo principale è un “Cibo per speculare“.
Il numero di Aprile del mensile “Valori” ospita un lungo dossier che racconta come funzionano le speculazioni finanziarie sui beni alimentari, che entità hanno, da chi sono controllati. L’inserto apre con “L’alfabeto del cibo globale“, ovvero le 4 gigantesche multinazionali che dominano il commercio delle commodities, ricavando insieme oltre 330 miliari di dollari l’anno. Un dominio che condiziona una filiera in cui convivono sia la fame mondiale (per fortuna in decremento) che la volontà di esportare “La cattiva lezione del benessere“, col suo carico di cibi ipercalorici e di obesità, causa di milioni di vittime per varie patologie.
E così i Paesi emergenti subiscono i due estremi, e gli effetti nefasti di chi in Borsa ogni giorno gioca a lanciare “La scommessa nel piatto in cui mangi“. Sulle piazze azionarie si punta forte sui rialzi di prezzo che le crisi alimentari (spesso alimentate dalla speculazione stessa) sanno sostenere, in “Usa ed Europa. La lunga strada verso la regolamentazione“ di queste pratiche è costellata per ora solo di ottimi propositi e pochi interventi concreti.